Consigli per trovare un Booking | Intervista a Il Piccio Booking

Alessandro Piccioni è il creatore di Il Piccio Booking una “One Man Booking Agency & Management”
(come la definisce lui stesso ironicamente), che da anni gestisce e organizza tour
ad artisti emergenti e artisti più affermati (clikka qui per maggiori info).

Personalmente collaboro spesso con Alessandro sia per i miei tour
che per i tour di alcuni artisti che seguo con La Fame Dischi.

L’ho visto crescere molto in questi anni e così ho pensato di intervistarlo
perché è uno che è partito praticamente da zero e ha fatto tutto da solo con il duro lavoro e basta.
E’ uno che bazzica nel mondo dei LIVE da tantissimi anni e sicuramente può dare consigli utili
e di altissimo valore a tutti i musicisti che ogni giorno si imbattono con richieste di concerti
e hanno a che fare con booking e locali.

Prima di partire con l’intervista ricordati di iscriverti a “Il Segreto per Vivere di Musica”,
il gruppo facebook dei Musicisti Consapevoli —> fai richiesta QUI

Ti ricordo che “Il Segreto per Vivere di Musica” è anche un libro
che trovi qui → http://bit.ly/2lUcxnu

Ok adesso ci siamo.

Possiamo cominciare con l’intervista!


– Tu sei partito da zero. Nel corso degli anni hai messo in piedi una bella realtà. Immagino che il segreto sia nel duro lavoro di ogni giorno. Come hai fatto a creare
Il Piccio Booking?
Tempo fa avevo la direzione artistica di un locale, qui ad Ascoli Piceno e istintivamente proponevo artisti agli altri live club, ma senza volerlo veramente. Un mio amico di Fermo ogni tanto mi proponeva di mettere su un’agenzia di booking insieme, ma io rifiutavo sempre rispondendogli: “non mi piace fare booking, sembra di fare il rappresentate porta a porta di aspirapolveri!”
Poi nel 2013, dato che avevo già creato un sito dove promuovevo i concerti in zona e cercavo anche di vendere cd e merchandising di artisti emergenti, ho voluto provare a fare booking in maniera seria e, grazie alla passione e ai valori che mi hanno insegnato (ci tengo a dirlo) i miei genitori, vale a dire umiltà, responsabilità, onestà, coerenza, rispetto e trasparenza, sono riuscito a creare qualcosa di bello, credendoci ogni giorno.

– Qual è l’errore più frequente che commettono le band quando ti chiedono una collaborazione?
Ti rispondo riportando una delle poche email che ho trovato, dal mio punto di vista, ben scritte da parte di artisti che ho poi preso in considerazione:
Buongiorno Alessandro, sappiamo che il tuo tempo è prezioso quindi saremo il più possibile concisi. Siamo un duo di musica elettronica completamente suonata dal vivo.
Abbiamo un EP pronto per essere rilasciato ed il videoclip del relativo singolo.
Vorremmo pubblicare questo materiale in periodo primaverile e pensavamo a XXX come ufficio stampa, ma siamo aperti a consigli e suggerimenti.
Voi sareste interessati e disponibili a lavorare come booking per le date di un tour promozionale di questo materiale? Di seguito il link privato dell’EP: XXX ed il link privato del videoclip: XXX, per completezza alleghiamo una breve bio: XXX [erano tre righe]
Grazie mille per l’attenzione etc.
Email essenziale, social curati e ben gestiti, canale Youtube con pochi video (tra cui uno live, non guasta mai), ma di qualità. Ecco, questo duo secondo me non ha fatto errori.

– Dal tuo punto di vista come può una band trovare un’agenzia booking seria che la faccia crescere e suonare?
Io non sono un’agenzia e soprattutto non sono serio ahah…nel mio caso, quasi tutti (se non tutti) gli artisti che rappresento, li ho scelti, cioè sono stato io a contattarli chiedendogli se avevano bisogno di un booking o di un semplice aiuto con i live, e questo perché mi avevano attirato in primis per la musica che proponevano vedendoli live oppure ascoltandoli per caso online. Non so se da quando stanno con me sono cresciuti, ma penso che una piccola mano gliel’ho data. Comunque, se una band semina bene, poi, tra il raccolto, potrebbe trovarci anche il booking.

– Quali sono le qualità che più preferisci in una band con cui lavori? (Descrivi la band perfetta per un booking)
Umile, onesta, responsabile e disponibile, in pratica deve avere quei valori che mi hanno insegnato. Sia chiaro: prima di tutto deve saper suonare e stare su un palco, altrimenti non ha senso il resto. A me interessa molto con quale atteggiamento si pongono i miei artisti nei confronti delle persone (collaboratori, organizzatori, colleghi, tecnici), ma sopratutto come si comportano sotto il palco, e quindi con il pubblico, che in assoluto è il primo ad essere rispettato. Ovviamente è fondamentale che a loro volta ricevano lo stesso trattamento dall’altra parte, ma quello è un altro discorso. In conclusione, una cosa è certa: l’arroganza non porta da nessuna parte.

– Tu lavori con gruppi emergenti ma anche con alcuni big della musica italiana. Con chi ti trovi meglio a lavorare?
Beh, agli affermati alcune cose non le devo spiegare, sicuramente ne sanno meglio di me ahahahah!
A parte gli scherzi, come parecchi sanno, collaboro con alcuni artisti per l’appunto affermati e molto rispettati, e che hanno all’attivo carriere ricche di esperienze live, televisive, teatrali, radiofoniche, cinematografiche e via dicendo. Sono persone che hanno le qualità che citavo nella risposta precedente, l’umiltà prima di tutto: ad esempio ogni volta che fisso loro un concerto mi dicono: “mi raccomando Piccio, l’importante che ci danno una buona assistenza tecnica, ci fanno mangiare e dormire bene!”
Penso di aver reso l’idea e se volevi conoscere un nome specifico non posso fare a meno di ricordare Omar (Pedrini): il rispetto che ha nei confronti del suo pubblico è indescrivibile. Ho visto con i miei occhi quanto i suoi fan gli vogliano bene, perché lui è il primo a dimostrare loro la sua gratitudine; mi è anche capitato di doverlo portare via di forza (per modo di dire, è un gigante rispetto a me) perché dovevamo prepararci per il live.
Comunque, questo è un esempio di atteggiamento che un artista deve avere nei confronti di chi gli dà la possibilità di andare avanti. Senza il pubblico un artista #nonsignificaniente!

– Un buon modo per far conoscere una band è cercare di inserirla in apertura a qualche “collega” più affermato. Ma quanto può essere difficile a volte organizzare queste cose?
Prima o poi farò un festival o una programmazione in un club dove metterò gli affermati come openact agli emergenti, è una cosa che mi sono promesso di fare da tempo.
Tornando alla domanda, oggi è più difficile inserire le openact perché c’è meno solidarietà e rispetto tra gli artisti, alcuni sono arroganti, ma spesso è anche colpa di chi li rappresenta. Secondo me alcuni hanno paura che l’openact sia più bravo del proprio artista.
Per me ogni concerto deve avere d’obbligo un openact o che sia locale o che sia quello ufficiale dell’artista affermato; per fortuna alcuni lo fanno, prendi Lucio Corsi per Baustelle e Brunori la scorsa primavera. A volte è anche colpa dell’organizzatore, poi il motivo lo sa solo lui. La scusa che spesso danno è “per questioni tecniche non riusciamo ad inserirli”. Allora nei festival come fanno, sono dei maghi? Oppure, ci sono quelli che non rispondono per niente, mah. Sinceramente preferisco che mi dicano, “Piccio il tuo artista mi fa cagare quindi non lo voglio inserire”, non è difficile.

– Secondo te avere un booking è davvero così importante?
Secondo me è importante avere un amico o un parente che non ha niente da fare dalla mattina alla sera e che, invece di lamentarsi, perché non gli cade in testa un lavoro mentre è spaparanzato sul divano, inizi a mandare mail, messaggi sui social e telefonare ai locali della propria città, provincia, regione e così via…lo può fare pure dal divano, se vuole: in pratica, il booking non è nient’altro che questo.

– Cosa pensi di chi si trova le date da solo? Lo consigli o no?
Devono farlo in assoluto. Io cito sempre gli Spacca il Silenzio: andate sul loro sito e guardate quante date fanno all’anno, loro non hanno booking, solo qualche promoter che dà loro una mano.
Quindi lo straconsiglio e aggiungo anche: non mollate mai, autopromuovetevi il più possibile, anche (e soprattutto) per la comunicazione, perché siete voi quelli che credono davvero al vostro progetto. Gli uffici stampa, i booking, le etichette danno chiaramente una mano, ma non saranno mai determinanti quanto voi.

– Com’è la situazione in Italia? Ci sono agenzie serie?
Nella vita ci sono persone serie e meno serie, quindi vale lo stesso per le agenzie di booking italiane, ma devo dire che io personalmente non ho mai avuto problemi con nessuno…penso.

– Come può una band riconoscere un booking poco serio e poco professionale?
Io parlo basandomi sulla mia esperienza, con i miei artisti cerco di essere più chiaro e trasparente possibile, tenendoli al corrente su tutto; la maggior parte delle decisioni le prendiamo insieme, poi c’è anche quello che mi dice “fai tu, mi fido” e questo è gratificante.
Secondo me comunque dipende sempre da tanti fattori: se è il booking a cercarti, sicuramente si impegnerà al massimo per farti suonare, se sei tu che ti proponi e il booking ti dice “va bene proviamo”, poi sarai tu che ti dovrai impegnare al massimo…non è facile questa domanda Michele ahah!

 

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Ok adesso è veramente tutto.

Buon lavoro!
Un abbraccio.
Michele

1 pensiero su “Consigli per trovare un Booking | Intervista a Il Piccio Booking

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